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Il business della Medicina

Il business della Medicina

Autore: Editoriale di Padre Maurizio Patriciello
Data: 11/03/2017 09:45:21

Se ne sono andate nella giornata dedicata a loro. Consumate dal cancro e dal desiderio di potercela fare. Hanno lottato, sofferto, stretto i denti. Hanno pregato Dio e i rappresentanti della politica e della medicina. Hanno chiesto aiuto per rimanere a fare compagnia ai loro cari ancora un poco. Non è stato possibile, si son dovute arrendere.

Hanno ceduto. A Marcianise, nel Casertano, mercoledì, nella giornata dedicata a tutte le donne, le campane non cantano, gemono al passaggio di queste due mamme ancora giovani che hanno dovuto dire addio alla vita e ai loro figli. Per loro niente mimose, niente cioccolattini, niente auguri, niente abbracci. Solo lacrime.

La “ Terra dei fuochi” continua a mietere le sue vittime, tra l’ indifferenza di alcuni e l’ ironia di altri. Tra il cinismo di chi, pagato per tutelare l’ ambiente e la salute, lascia correre come se niente fosse, e la rabbia e la paura dei residenti. Se ne vanno queste due donne poco più che quarantenni, mentre la sanità campana continua a registrare storie di una tristezza infinita. È di ieri la notizia che Francesco Izzo, primario dell’ Istituto dei tumori, “ Pascale”, sua moglie Giulia Di Capua, il manager dell’ Asl Napoli 1, Elia Abbondante, e altre tre persone sono stati indagati e messi agli arresti domiciliari.

L’accusa: corruzione. Ancora e sempre corruzione. Speriamo tanto che non sia vero, che la magistratura riesca a rimettere in libertà questi professionisti. Ne abbiamo bisogno più dell’ aria che respiriamo, abbiamo bisogno di sentirci dire che i medici del “Pascale” sono dei gran signori, che c’è stato un errore di valutazione, che qualcuno ha preso un abbaglio.

Perché “lucrare” sulla pelle degli ammalati di cancro è un sacrilegio. Uno squallido sacrilegio. I medici non sono uomini qualsiasi ma i samaritani buoni di cui la gente si fida.

Essi hanno l’obbligo di mantenere attorno alla loro professione un alone di sacralità che niente e nessuno deve permettersi di sporcare o deturpare. Davanti al medico noi poveri mortali mettiamo a nudo il nostro corpo, la nostra anima, le nostre paure, le nostre ansie. Il medico deve rimanere l’ amico di cui fidarsi non il nemico da temere. Il camice che indossa per certi aspetti ricorda la stola del sacerdote. Il primario Izzo avrebbe inoltre raddoppiato le prescrizione di un farmaco per incrementarne la vendita e ritirare dall’ informatore scientifico una dorta di “ tangente”. Mentre il manager “ pur avendo l’ obbligo di bloccare questo sistema di aggiudicazione diretta non lo ha fatto” scrivono i magistrati.

L’Istituto “Pascale” per la nostra tormentata popolazione rappresenta un baluardo indispensabile per la diagnosi e la cura delle patologie tumorali. Guai se la gente dovesse perdere la fiducia nei professionisti di quella struttura. Il “Pascale” va tutelato, difeso, rilanciato. Le mele marce vanno isolate, denunciate, messe in condizioni di non nuocere. Occorre, però, trovare in fretta gli anticorpi necessari per smascherare, bloccare i malintenzionati che si aggirano per i viali, i laboratori, le corsie. Gli affari si fanno altrove non al capezzale dei pazienti. Non giocando sul loro dolore.

Dopo lo scandalo del “Loreto Mare” dei giorni scorsi, ecco che ci arriva un’ altra picconata in testa. Attendiamo fiduciosi. Occorre, però, che il mondo della sanità ritrovi la dignità, la soddisfazione, la gioia di lavorare a contatto con quella parte di umanità più fragile, sofferente, spaesata. I deboli, i malati, i loro familiari necessitano di cure, di fiducia, di tenerezza, di attenzioni. La corruzione che, come la gramigna, riesce a intrufolarsi dappertutto, è il grande problema della nostra bella Italia. Il vero cancro da estirpare a tutti i costi.

Un sussulto di dignità, di onestà, di umanità, di legalità, di virilità da parte di tutti, a cominciare da chi ci governa o ci rappresenta in Parlamento per spazzarla via sarebbe il benvenuto.


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